Screening in Toscana
In Toscana sono attivi programmi organizzati per:
Screening per i tumori della cervice uterina nelle donne di età 25-64 anni
Screening per i tumori del colon-retto negli uomini e donne di età 50-69/70
Screening per i tumori della mammella nelle donne di età 50-69 anni
Tumore della cervice uterina
In Toscana, i test utilizzati per la prevenzione del tumore della cervice uterina sono:
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Pap test per le donne di età compresa tra i 25 e i 33 anni. Il test deve essere ripetuto ogni 3 anni
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Test HPV per le donne di età compresa tra i 34 e i 64. Il test deve essere ripetuto ogni 5 anni
Entrambi gli esami vengono fatti mediante un semplice prelievo che l’ostetrica effettua in ambulatorio, dopo aver inserito in vagina un piccolo divaricatore chiamato speculum. Con una spatola ed una spazzolina, l’ostetrica preleva una piccola quantità di materiale che normalmente desquama dal collo dell’utero (o cervice uterina).
Nel caso del Pap test, il materiale prelevato viene poi strisciato su un vetrino ed esaminato al microscopio, per evidenziare eventuali cellule anormali. Il Pap test è detto anche striscio vaginale oncologico, per differenziarlo dallo striscio batteriologico, che non è un test di screening ma serve per verificare la presenza di eventuali infezioni.
Il Pap test rimane il test più efficace per le donne più giovani (fino ai 30-33 anni). In caso di pap test negativo, deve essere ripetuto dopo 3 anni.
E se il Pap test rivela delle alterazioni?
In questo caso, la donna viene invitata a fare ulteriori esami (vedi Le 100 domande su HPV)
Il test HPV è un nuovo test di screening in grado di rilevare la presenza di un’infezione virale della cervice uterina dovuta appunto a particolari tipi di virus HPV (o papilloma virus umano). Il test rileva la presenza di tipi di HPV cosiddetti “ad alto rischio”, che più probabilmente determinano delle lesioni persistenti della cervice uterina, anche prima che le cellule della cervice dell’utero presentino cambiamenti visibili con il Pap test.
L’infezione da HPV è molto frequente, ma in genere scompare da sola. In una minoranza di casi provoca delle lesioni a livello del collo dell’utero. Di solito, queste lesioni guariscono spontaneamente ma alcune, se non curate, possono progredire lentamente verso forme tumorali. Ci vogliono però molti anni perché le lesioni si trasformino e solo pochissime delle donne con infezione da HPV sviluppano un tumore della cervice uterina.
Dalla moderna ricerca scientifica sappiamo che il test HPV è quello più efficace per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero nelle donne di età superiore a 30-34 anni.
Una donna che risulta negativa al test HPV ha un rischio bassissimo di sviluppare un tumore della cervice uterina. Data la sua alta efficacia, è sufficiente sottoporsi al test HPV ogni 5 anni.
E se il test HPV risulta positivo?
In questo caso, il protocollo dello screening prevede la lettura anche del Pap test, che può essere fatta utilizzando lo stesso materiale già prelevato dall’ostetrica.
Se il Pap test risulta negativo, è opportuno controllare dopo un anno se l’infezione virale sparisce da sola o no, ripetendo il test HPV.
Se il Pap test dimostra invece delle alterazioni è opportuno fare la colposcopia.
La colposcopia è un esame ginecologico con il quale il medico osserva il collo dell’utero dopo aver applicato un liquido trasparente che si chiama acido acetico e a volte un liquido scuro a base di iodio. Questo esame serve a vedere se ci sono delle zone modificate dove può essere necessario fare un piccolo prelievo di tessuto che si chiama biopsia.
Per saperne di più...:
I Materiali Informativi nel Secondo Livello dello Screening Cervicale e della Terapia delle CIN
Tumore della mammella
Il tumore della mammella è molto frequente: dai dati del Registro Tumori Toscano si stima che 1 donna su 9 svilupperà un tumore della mammella nel corso della vita.
Il test impiegato per lo screening del tumore della mammella è la mammografia, cioè una radiografia delle mammelle. L’esame mammografico di solito non è doloroso, può provocare solo un leggero fastidio dovuta alla compressione, necessaria per la buona qualità dell’esame. La mammografia non comporta rischi per la salute, dato che le dosi di radiazioni emesse sono molto basse.
La mammografia eseguita regolarmente (ogni due anni) a partire dal 50° anno di età consente una diagnosi precoce del tumore mammario, che può essere così individuato in una fase molto iniziale e quindi curato efficacemente. Nella maggior parte dei casi il tumore al seno si cura con l’intervento chirurgico. La scelta del tipo di intervento si basa sulle dimensioni del tumore cercando, quando possibile, di conservare l’integrità del seno. Circa l’80-90% delle donne con un tumore di piccole dimensioni e senza linfonodi colpiti può guarire definitivamente.
In caso di normalità, la risposta dell’esame mammografico viene inviata per posta al domicilio. Solo in casi rari, la mammografia non è in grado di trovare il tumore e, anche se la mammografia risulta normale allo screening, è possibile la comparsa di un tumore in fase iniziale prima dell'esame successivo. Per questo è importante controllare il seno attraverso l'autopalpazione, facendo attenzione ad eventuali cambiamenti (indurimento, noduli, cambiamenti della pelle o fuoriuscita di liquido dal capezzolo). Se si notano delle anomalie è opportuno rivolgersi subito al medico curante.
Se l’esito della mammografia richiede degli approfondimenti, solitamente la donna viene chiamata per telefono ad effettuare ulteriori esami che possono essere:
- un semplice ingrandimento della mammografia per evidenziare un particolare da studiare meglio;
- altre volte è necessario eseguire una ecografia, associata in qualche caso ad un prelievo, o altre indagini radiologiche.
Tumore del colon-retto
Il carcinoma del colon-retto è molto frequente, soprattutto dopo i 50 anni di età.
La malattia si sviluppa quasi sempre a partire da lesioni benigne (i cosiddetti polipi adenomatosi) dell’intestino, alcuni dei quali in un periodo di tempo molto lungo (dai 7 ai 15 anni) possono trasformarsi in tumori maligni. Per questo lo screening può consentire di rilevare la presenza di polipi o di piccoli tumori in fase iniziale, molti dei quali possono essere asportati in ambulatorio.
In Italia, il Ministero della Salute raccomanda per lo screening del tumore del colon retto due diversi tipi di test, la ricerca del sangue occulto nelle feci oppure la sigmoidoscopia e lascia alla Regioni la scelta di quale modello di screening attuare.
La sigmoidoscopia è un esame interno della parte più bassa dell’intestino, che si effettua tramite uno strumento flessibile che permette di esaminare la superficie interna del sigma-retto. In questo screening è sufficiente ripetere l’esame dopo 10 anni o farlo una sola volta all’età di 58 anni.
In Italia, questo tipo di screening viene proposto solo ai residenti della Regione Piemonte.
La Regione Toscana ha invece adottato, come la maggior parte delle Regioni italiane, il modello di screening basato sulla ricerca del sangue occulto fecale. E’ un esame molto semplice che permette di individuare l’eventuale presenza nelle feci di sangue invisibile a occhio nudo. Si può fare raccogliendo a domicilio un campione di feci in un apposito flacone, che viene poi inviato in laboratorio per l’analisi. In caso di negatività l’esame deve essere ripetuto ogni due anni. Se l’esame risulta positivo per la presenza di sangue nelle feci, è necessario effettuare la colonscopia, per chiarire le cause del sanguinamento.
In Toscana, tutte le ASL hanno attivato programmi di screening per il tumore del colon retto per le donne e gli uomini tra i 50 e i 69/70 anni.
Per saperne di più.... Le 100 domande sullo screening colon-retto
Tutte le prestazioni previste nei percorsi dei tre screening sono gratuite, non richiedono il pagamento di alcun ticket e non è necessaria la ricetta del Medico di Medicina Generale.